Il nome del marmo è legato all’uso che se ne fece per gli stipiti della Porta Santa nella Basilica Vaticana. Plinio ricorda la risposta laconica di Cicerone agli abitanti di Chio, intenti a mostrargli con orgoglio le proprie mura realizzate in questa pietra: disse infatti che il suo stupore sarebbe stato maggiore se avessero usato l’italico lapis tiburtinus, ovvero un materiale di qualità più modesta ma di importazione. Questo episodio rimarca il fatto che il potere e il prestigio di Roma si manifestavano non tanto nella valenza estetica dei marmi che adornavano i monumenti dell’Urbe, quanto piuttosto nel fatto che essi provenivano dalle più lontane province dell’Impero.
Roma, Foro di Traiano. Dettaglio della pavimentazione in lastre in portasanta e cipollino
(Bruno M. 2006)